Gli affreschi ritrovati della Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze

La facciata di Santa Maria Novella

E’ finalmente possibile ammirare gli affreschi che furono realizzati sulle pareti perimetrali della Chiesa di Santa Maria Novella fra il ‘300 e il ‘400, e che fino a pochi anni fa erano celati alla conoscenza dalla sovrapposizione delle grandi pale d’altare qui presenti. Queste opere, create da artisti come Stefano Fiorentino, Andrea e Nardo di Cione Orcagna e Francesco Botticini, sopravvissero al rimaneggiamento cinquecentesco della Chiesa operato dal Vasari dopo il Concilio di Trento, quando venne demolita l’iconostasi e furono abbattute le cappelle laterali, e vennero realizzati gli altari attualmente visibili. Sono capolavori scoperti e restaurati negli ultimi anni: testimoniano l’apparato decorativo esistente fino al Cinquecento, costituito da una fascia affrescata che ricopriva in forma continua tutte le pareti perimetrali della Chiesa.

Ho potuto ammirarli nel corso di una visita guidata organizzata dall’Opera per Santa Maria Novella sabato scorso: ogni primo fine settimana del mese infatti, fino a giugno, sarà possibile per chiunque acceda alla Chiesa vedere gli affreschi grazie a un meccanismo in acciaio che permette di sollevare – come pagine di un libro – le pale soprastanti. Si tratta di un’occasione imperdibile per contemplare queste opere – che in origine dobbiamo immaginare sfavillanti nei loro dettagli cromatici e negli ornamenti in oro e argento che arricchivano le scene rappresentate – e per intuire come dovesse meravigliare il cuore e la mente questo luogo di culto e di sovrumana bellezza. Rispetto a questo apparato decorativo, il successivo rimaneggiamento vasariano volle conferire un’austerità più in linea con i dettami estetici del Concilio e con l’architettura gotica della Chiesa, consentendo la realizzazione, negli anni successivi, delle opere che oggi ammiriamo.

Masaccio, Trinità (dettaglio)

L’apertura degli affreschi ritrovati è stata per me l’occasione per tornare a visitare il complesso museale, che oltre alla Chiesa comprende anche i Chiostri e gli ambienti monumentali: Santa Maria Novella è un luogo da scoprire, e dove tornare appena possibile, perché non finisce mai di meravigliare (consiglio di prendere un tablet a noleggio per una visita esaustiva). Non solo per la sua storia, che a partire dal ‘200 accompagna e caratterizza la vita di Firenze, ponendosi come centro di cultura e spiritualità domenicana, ma anche perché fra le sue mura lavorarono artisti come Giotto, Brunelleschi, Filippino Lippi, Masaccio, Ghirlandaio, Botticelli, Leon Battista Alberti, Vasari, dei cui capolavori è possibile godere ancora oggi.

Fra di essi, nella Chiesa, la Cappella Maggiore con lo straordinario ciclo di Ghirlandaio, la Cappella di Filippo Strozzi affrescata da Filippino Lippi,

la Cappella Gondi disegnata da Giuliano da Sangallo che conserva il crocifisso di Brunelleschi e, sulla parete della navata sinistra, la straordinaria Trinità di Masaccio, uno dei più importanti capolavori dell’arte rinascimentale. Fanno parte del convento il Chiostro Verde, affrescato – tra gli altri – da Paolo Uccello in monocromo verdeterra “a sugo d’erbe e terra verde” con storie della Genesi, lo splendido Cappellone degli Spagnoli, con il ciclo di Andrea di Bonaiuto inerente la missione domenicana, destinato alle funzioni religiose della comunità spagnola al seguito di Eleonora di Toledo, il Chiostro dei Morti, ex cimitero dei frati domenicani su cui si apre la cappella degli Strozzi affrescata da Andrea Orcagna.

L’intero complesso è inoltre oggetto di un ambizioso programma di ampliamento. Nel dicembre scorso infatti un’ampia porzione dell’antico convento domenicano, inaccessibile al pubblico dal 1920 perché utilizzata dalla Scuola Marescialli e Brigadieri dell’Arma dei Carabinieri, è stata restituita alla città, in occasione del trasferimento degli uffici. Si tratta di 20.000 metri quadrati fra i quali vi sono alcuni fra gli ambienti più significativi del complesso, che verranno adesso integrati nell’attuale percorso di visita. Questo “ritorno” è stato festeggiato con l’apertura straordinaria di alcuni spazi, tra cui il Chiostro Grande – così detto per le monumentali dimensioni dei suoi lati, costituiti da 56 campate a tutto sesto, affrescato da pittori come Alessandro Allori, Santi di Tito e il Poccetti – il Dormitorio, realizzato nel Trecento e caratterizzato dalla maestosa semplicità dell’ambiente, diviso in tre navate da pilastri che sostengono volte a crociera, e infine la Cappella del Papa, edificata per Leone X dei Medici nel 1515 con affreschi di Ghirlandaio e Pontormo.

A dimostrazione della vitalità di questo luogo, segnalo poi che in occasione della mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico, allestita presso Palazzo Strozzi fino al 23 luglio prossimo, l’affresco del Diluvio Universale realizzato da Paolo Uccello per il Chiostro Verde è stato temporaneamente spostato a Palazzo Strozzi per istituirvi un dialogo con l’opera The Deluge. Nella sala del Museo di Santa Maria Novella che lo ospita, è visibile – per tutta la durata della mostra – l’opera Tempest (Study for The Raft), che l’artista statunitense ha realizzato per rappresentare la violenza dell’acqua, la distruzione e la sofferenza degli uomini, temi presenti nell’affresco di Paolo Uccello e che impressionarono Viola durante il suo soggiorno fiorentino.

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