Il ritratto di donna Franca Florio

Le straordinarie vicissitudini del ritratto di Donna Franca Florio

Giovanni Boldini, Ritratto di Donna Franca Florio, versione del 1924, definitiva
Giovanni Boldini, Ritratto di Donna Franca Florio, versione del 1924, definitiva

In occasione di una mostra dedicata a Giovanni Boldini organizzata al Vittoriano di Roma ho scoperto la straordinaria storia del ritratto di Donna Franca Florio, esposto in via del tutto eccezionale perché coinvolto nella procedura giudiziaria che ha interessato il suo proprietario, il Gruppo Acqua Marcia di Bellavista Caltagirone. Il dipinto è stato messo all’asta e aggiudicato nel maggio 2017 da un acquirente la cui identità è rimasta riservata, nonostante una mobilitazione collettiva e un crowdfunding affinché l’opera potesse essere acquistata e rimanere nella città del suo committente, Palermo. La recente asta tuttavia è stato solo l’ultimo atto di una vicenda davvero incredibile, cominciata con la commissione dell’opera a Giovanni Boldini da parte del magnate siciliano Ignazio Florio nel 1901.

Don Ignazio era l’erede di una delle più ricche dinastie italiane fin de siècle (la famiglia aveva interessi in ogni settore dell’economia siciliana, e soprattutto deteneva la partecipazione di maggioranza della Società di Navigazione italiana, che vantava una delle più vaste flotte di navi a vapore del Mediterraneo), e intendeva affidare al più apprezzato ritrattista dell’alta società europea il compito di effigiare la splendida moglie, celebrando al contempo lo status elitario della propria illustre famiglia. Boldini dunque si recò a Palermo e – dopo aver scelto insieme a Donna Franca l’abito da sera più adeguato nel suo guardaroba – iniziò il dipinto. Il lavoro procedeva alternato a ricevimenti, serate di gala e gite, in un clima di grande sfarzo e vivacità intellettuale.

Giovanni Boldini fotografato nel suo atelier davanti al dipinto di Donna Franca Florio realizzato nel 1901. Foto di proprietà dell'Archivio Boldini di Bologna
Giovanni Boldini fotografato nel suo atelier davanti al dipinto di Donna Franca Florio realizzato nel 1901. Foto di proprietà dell’Archivio Boldini di Bologna

Quando però l’opera fu infine conclusa e consegnata scatenò un putiferio, perché il pittore aveva interpretato la ieraticità e staticità di Donna Franca conferendole un atteggiamento più spontaneo e spregiudicato, molto sensuale, ritenuto inaccettabile da Don Ignazio: Boldini aveva modificato profondamente il vestito scelto rappresentando uno scollo vertiginoso, lo aveva accorciato per mostrare le gambe della donna e aveva calato sul suo braccio una spallina dell’abito. La libera interpretazione del pittore è evidente se si confronta il dipinto – testimoniato da una foto in cui Boldini posa di fronte ad esso – e il vestito indossato per l’occasione del ritratto da Donna Franca, oggi esposto alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze.

Ignazio Florio si rifiutò di pagare il quadro al pittore, che nel frattempo era tornato a Parigi, perché lo riteneva oltraggioso delle qualità morali della moglie. Boldini chiese per ben quattro volte il pagamento della somma pattuita, senza esito, se non quello di rientrare in possesso del dipinto per custodirlo nel suo studio, disponibile – a tempo debito – ad apportare le modifiche ritenute necessarie dal committente.

Giovanni Boldini, Ritratto di Donna Franca Florio, versione presentata alla Biennale di Venezia del 1903
Giovanni Boldini, Ritratto di Donna Franca Florio, versione presentata alla Biennale di Venezia del 1903

Nel frattempo, nel 1903, espose alla V Biennale di Venezia un quadro rappresentante Donna Franca a figura intera, suscitando grande scalpore perché la donna esibiva un sautoir composto da 365 perle, ben più lungo di quello posseduto dalla Regina Margherita. In questa versione, Donna Franca indossava un ricco abito di velluto nero lavorato ad intaglio, del tutto simile – tranne per lo scollo – al vestito conservato alla Galleria del Costume. Questo secondo dipinto, realizzato sempre su commissione di Don Ignazio, scomparve nel corso della seconda guerra mondiale, e di esso si sono perse le tracce.

Intanto con il passare degli anni i rapporti tra Boldini e i Florio si erano mantenuti buoni, e Don Ignazio decise di acquistare anche la versione del 1901, una volta apportati gli opportuni aggiustamenti: Boldini modificò lo scollo del vestito alzandone lo spallino destro, allontanò il braccio destro dal corpo e portò la lunghezza dell’abito fino alle caviglie, ripensando infine la posizione del piedi per avvicinarli l’uno all’altro. Inserì infine una sedia nell’angolo in basso a destra, non visibile nella versione del dipinto del 1901, e la data, 1924.

Firma del pittore e data apposte sul quadro del 1924
Firma del pittore e data apposte sul quadro del 1924

L’opera andò ad adornare le pareti della dimora romana di Donna Franca, ma in seguito al fallimento della Società di Navigazione Florio fu acquistata nel 1927-28 dal Barone Maurice de Rothschild, che nel 1933 l’espose a New York in occasione della retrospettiva su Boldini alla Galleria Wildestein.

Braccio destro del dipinto di Donna Franca, nella versione del 1924 © Casa di Vendite Bonino
Braccio destro del dipinto di Donna Franca, nella versione del 1924 © Casa di Vendite Bonino

I discendenti del Barone la misero in vendita nel 1992 presso Christie’s a New York, poi il dipinto ricomparve in asta a Sotheby’s nel 2005, quando fu acquistato dalla Società Acqua Marcia di Bellavista Caltagirone, che lo conservò ed espose al pubblico nell’Hotel Villa Igiea di Palermo, antica dimora dei Florio, da essa gestito. Qui il dipinto – un’opera senza pace! – è rimasto per pochi anni, perché la società Acqua Marcia è stata dichiarata fallita dopo il coinvolgimento in un’inchiesta dalla quale Bellavista Caltagirone è uscito indenne, con due assoluzioni e un’archiviazione, secondo le notizie che si possono reperire in rete. Prima che giungessero le assoluzioni, però, proprio a causa delle inchieste il gruppo è fallito ed è stato posto in liquidazione. Tra i beni messi all’asta anche la celebre tela di Boldini.

Il dipinto di Donna Franca non solo ha attraversato le vicissitudini dei suoi proprietari – le cui fortune hanno tutte conosciuto una parabola discendente – ma è stato anche interessato dalle peripezie che hanno riguardato la sua genesi, e che solo ultimamente stanno giungendo a una chiarezza di interpretazione.

Nel 2015 la Soprintendenza dei Beni Culturali ed Artistici di Palermo ha effettuato un’indagine diagnostica sui diversi strati pittorici del dipinto del 1924, dimostrando che esso non è una replica, realizzata ex novo, dell’opera rifiutata da Florio nel 1901, ma è lo stesso quadro, conservato da Boldini nel proprio studio per oltre un ventennio e poi modificato secondo la richiesta del suo committente.

Etichetta della partecipazione alla Biennale di Venezia rinvenuta sul retro del telaio © Casa di Vendite Bonino
Etichetta della partecipazione alla Biennale di Venezia rinvenuta sul retro del telaio © Casa di Vendite Bonino

Infine secondo gli esperti della Casa d’aste Bonino, che ha curato l’asta di vendita, non esiste alcuna distinzione fra il quadro del 1901-1924 e quello del 1903 che è ritenuto disperso, perché si tratta – sempre e soltanto – della stessa opera, in tre versioni diverse: non più due quadri distinti, ma tre versioni sovrapposte sulla stessa tela, quella del 1901, del 1903 e infine del 1924. Secondo gli esperti di Bonino la versione esposta alla Biennale, in cui il vestito di Donna Franca termina con una ricca gonna, fu coperta da Boldini con ampi ritocchi di pittura, visibili ad esempio sotto l’incarnato delle braccia, e con l’introduzione dello sgabello in basso a destra.

A ulteriore conferma di questa teoria inoltre, nel corso della predisposizione dell’asta i tecnici hanno rinvenuto, sul retro del telaio, l’etichetta che segnala la partecipazione alla Biennale di Venezia con il numero 725.

Ecco le tre versioni – nelle diverse testimonianze che abbiamo di ciascuna di esse – qui virtualmente riunite a mostrare l’evoluzione dell’opera dal 1901 al 1924:

Speriamo dunque che questa opera straordinaria, dalla storia così intricata e al contempo stimolante, possa tornare presto al pieno godimento del pubblico.

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Comments

  1. Recentemente è uscito un libro di Mondadori Electa interamente dedicato alla storia del Ritratto di Donna Franca Florio dipinto da Giovanni Boldini. Una lettura consigliata a tutti coloro che desiderano approfondire l’argomento.

  2. Occorre rammentare anzitutto – e lo affermo con competenza, essendo io il perito d’Arte Antica e Moderna incaricato di valutare l’autenticità e stabilire il prezzo d’incanto della superba tela di Boldini per conto della Casa d’Aste Bonino, poi acquistata dai mecenati palermitani Berlingieri – che il dipinto originario del 1901 è esattamente quello dove Donna Franca indossa il meraviglioso abito in velluto nero smerlato, attualmente custodito nel Museo de Costume di Palazzo Pitti.
    Boldini però, fanatico della sensualità e incantato, come tutti, dall’algida bellezza di Donna Franca, omise di raffigurare anche la casta pettorina staccabile che talora la nobildonna applicava, dandole perdipiù un ancheggiamento ardito quasi da balletina d’avanspettacolo.
    Questo, e l’altissimo compenso richiesto, fecero sì che Ignazio Florio rifiutasse l’opera che Boldini poi – indipendentemente ed autonomamente – espose alla Biennale di Venezia.
    Più tardi, nel Venti, su richiesta di Ignazio, Boldini si impegnò ad adattare il ritratto – prima con un tubino nero corto a scoprir le gambe, esattamente quello della foto, conformemente con la nuova e più svelta moda dell’epoca e poi, anche su sollecitazione di Donna Franca che comunque adorava lo stile di Boldini, accettando di allungare la veste nella definitiva stesura del 1924, ma ormai il tracollo delle fortune economiche dei Florio impedì ad Ignazio di acquistar l’opera e il pittore ferrarese lo offrì alla famiglia Rothschild che era ansiosa di possederlo.
    E Questa è la Sola verità sulla magnifica Opera.
    Definitivamente…

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