Palazzo dei Consoli a Gubbio, la piazza

Gita a Gubbio, città capolavoro di architettura medievale

Palazzo dei Consoli a Gubbio, vista dal Palazzo Ducale
La vista dal Palazzo Ducale sul Palazzo dei Consoli e i tetti di Gubbio

La città bianca di Gubbio, distesa alle pendici del monte Igino, è una meraviglia che sorprende e merita una sosta di almeno un paio di giorni. Tante sono le storie che si scoprono visitando questo luogo, fra cui quelle legate a San Francesco, che qui si rifugiò dopo essersi allontanato dalla casa paterna di Assisi trovando ospitalità presso la famiglia degli Spadalonga. La Chiesa di San Francesco fu costruita nel XII secolo proprio presso il fondaco degli Spadalonga e la sua sagrestia è da sempre indicata – e rinvenimenti archeologici lo confermano – come la casa della ricca famiglia di mercanti che nell’inverno 1206 offrì accoglienza al Santo: per questo fatto storico la città di Gubbio si dichiara “seconda città di San Francesco”. La chiesa merita inoltre una visita per gli affreschi che la decorano e che sono una piccola superstite testimonianza dell’imponente ciclo pittorico che tra XIII e XVI secolo la ornava completamente.

Chiesa di San Francesco a Gubbio, targa della sagrestia
Chiesa di San Francesco a Gubbio, la targa della sagrestia che ricorda il soggiorno del Santo

Risalendo le vie cittadine si giunge alla Piazza Grande, su cui si ergono il Palazzo Pretorio, sede del Comune, e il Palazzo dei Consoli, che ospita il Museo civico e la pinacoteca. La piazza è un capolavoro di architettura urbanistica medievale, si erge sopra quattro grandi arcate e fu realizzata, modificando lo stato naturale del terreno, per collegare il Palazzo dei Consoli e il Palazzo del Podestà: unisce i quattro quartieri cittadini (Sant’Andrea, San Martino, San Pietro e San Giuliano) e dal parapetto si ammirano i tetti della città, e il panorama circostante.

La sua storia è strettamente collegata a quella del Palazzo dei Consoli, che fu edificato partire dal 1332 per divenire il centro politico e simbolico della città e del territorio. Il complesso, le cui strutture principali furono completate entro la metà del Trecento, e la cui torre campanaria e la mostra dell’orologio vennero ultimati prima della fine del secolo, era dotato di un acquedotto interno in grado di alimentare anche una fontana, collocata al piano superiore; la presenza di queste tubature per l’acqua corrente e di servizi igienici è la testimonianza dell’elevato sapere tecnico raggiunto all’epoca.

Palazzo dei Consoli a Gubbio, la piazza
Palazzo dei Consoli a Gubbio e la sua piazza

L’interno è molto suggestivo, con la grande Sala dell’Arengo coperta da una volta a botte e il piano nobile riservato alle funzioni dei Consoli, e ospita sin dal 1909 le collezioni del Museo Civico, che raccontano la storia cittadina dalla preistoria al XX secolo. Tra le opere più importanti vi sono le Tavole Iguvine, sette lastre di bronzo che riportano un testo rituale scritto in lingua umbra, risalenti a un periodo compreso tra il III e il I secolo a.C.: raccontano i rituali degli Umbri quali le cerimonie di purificazione della città, i sacrifici in occasione di particolari feste, i riti compiuti in alcuni momenti del calendario cerealicolo, trascritti nei due alfabeti etrusco e latino.

Tra le collezioni del Museo Civico vi sono la raccolta di ceramiche, che comprende alcuni pezzi in lustro eugubino (tecnica che determina un effetto di iridescenza, di color rosso), la collezione orientale, che consta di oggetti di origine tibetana, nepalese, indiana e cinese, l’esposizione risorgimentale, che raccoglie donazioni di vari oggetti, documenti e cimeli da parte di privati a partire dal 1936, la sezione archeologica, ricca di una bella collezione numismatica, e la pinacoteca. Quest’ultima è collocata al piano nobile, dove i consoli e il gonfaloniere svolgevano la loro funzione di governo e dove si trovano le fontane alimentate dall’acqua corrente già a partire dal ‘300. Tra le opere di maggiore interesse della pinacoteca, il gonfalone su tela risalente al 1503 e dipinto su entrambe le facce: sul recto Sant’Ubaldo, vescovo e protettore di Gubbio e sul verso la Madonna della Misericordia. Il gonfalone veniva portato in processione durante pestilenze e calamità naturali per ottenere protezione, e in occasione di varie festività religiose.

Le Tavole Iguvine nel Palazzo dei Consoli di Gubbio
Le Tavole Iguvine nel Palazzo dei Consoli

Un’altra interessante pinacoteca cittadina è ospitata presso Palazzo Ducale, cui si giunge percorrendo una bella strada in salita nella parte alta della città, via Ducale. Lungo il percorso si costeggia il palazzo dei canonici (ora Museo Diocesano) che custodisce la “botte dei canonici”: un’enorme botte risalente al XV secolo, lunga 4 metri, utilizzata per contenere il mosto e riempita l’ultima volta nel 1928. Giunti a Palazzo Ducale, che si erge di fronte alla Cattedrale, si può ammirare l’unico esempio di architettura rinascimentale in questa città, prettamente medievale: il palazzo infatti fu eretto tra il 1474 e il 1482 per volere di Federico sul luogo dei caseggiati che i Montefeltro avevano eletto a residenza dopo che la città era entrata, nel 1382, nei loro domini. La pinacoteca conservata al piano terreno consta di opere risalenti al periodo compreso tra il XIII e il XVIII secolo, e illustra lo sviluppo della pittura eugubina, mentre nei livelli sotterranei e nelle aule dei voltoni sono offerte alla visita le vestigia delle strutture medievali preesistenti il palazzo.

Lo Studiolo di Federico da Montefeltro nel Palazzo Ducale di Gubbio, ricostruzione
La ricostruzione dello Studiolo di Federico da Montefeltro nel Palazzo Ducale

A piano terra era inoltre collocato lo Studiolo di Federico, simile a quello di Urbino, che fu realizzato su disegno di Francesco di Giorgio Martini, rivestito di pannelli intarsiati da Giuliano da Maiano e forse di tele dipinte da Pedro Berruguete. Lo Studiolo fu vittima, insieme a tutto il Palazzo, di alterne vicende conservative e di una sconsiderata spoliazione, che nel 1874 portò all’alienazione degli arredi: le tele del Berruguete furono smontate per volere di Vittoria, ultima discendente dei Montefeltro della Rovere, e migrarono prima a Firenze e poi in collezioni straniere; gli apparati lignei del da Maiano furono venduti al principe Massimo Lancellotti e poi al Metropolitan Museum di New York, dove giunsero nel 1939 (qui la pagina dedicata). Nel 2009, nell’ambiente dove era originariamente collocato lo Studiolo, è stata sistemata una pregevole replica.

Come lo Studiolo si ispirava all’analogo ambiente del Palazzo di Urbino, anche il cortile d’onore si ispira al corrispettivo urbinate: a pianta trapezoidale per motivi di spazio, qui le arcate si susseguono su tre lati mentre il quarto è addossato al monte e presenta un paramento murario liscio. Salendo lo scalone d’onore che si affaccia sul cortile, si giunge agli appartamenti del primo piano, dove si trovano le camere che furono utilizzate dalla famiglia fino alla metà del XVII secolo.

Oltre a visitare questi ambienti, il paese stesso merita di essere scoperto percorrendone le strade, che si riempiono all’inverosimile in occasione della Festa dei Ceri, il 15 maggio di ogni anno, sin dal 1160. Tutte le informazioni sul sito www.ceri.it/.

Dove mangiare: senz’altro alla Taverna del Lupo, dove consiglio il menù a base di tartufo.

Dove dormire: al Vescovado 7, un B&B a pochi passi da Piazza Grande, ricavato in un complesso del 1300. Le camere si affacciano su un magnifico giardino pensile.

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