Tre giorni a Parigi con la pioggia. Il Louvre e la Piramide

Tre giorni a Parigi con la pioggia, un fine settimana dedicato ai musei

Tre giorni a Parigi con la pioggia, il Louvre e la Piramide
Tre giorni a Parigi con la pioggia, il Louvre e la Piramide

Ho trascorso tre giorni a Parigi, arrivando venerdì all’ora di pranzo e ripartendo la domenica sera. Tre giorni con pioggia e previsioni meteo sfavorevoli: venerdì e sabato umidi e piovigginosi, domenica invece è stata tersa e luminosa.
Viste le premesse, ho optato per un fine settimana dedicato ai musei: venerdì pomeriggio il Museé d’Orsay, sabato il Louvre, domenica il Museé Jacquemart-André e il Museé de l’Orangerie, preceduti da una visita mattutina alla Sainte Chapelle.
La scelta dell’hotel è stata funzionale alle mete scelte, il più vicino possibile ai musei: ho optato per l’Hotel de Varenne in Rue de Bourgogne, che ho prenotato direttamente sul sito approfittando di una promozione on line. L’Hotel de Varenne si trova a 12 minuti a piedi dal Museé d’Orsay e 20 minuti a piedi dal Louvre. E’ inoltre a 200 metri dal Museé Rodin.
L’hotel è ottimamente collegato, si trova a soli 350 mt dalla fermata della linea 13 “Varenne”, ed è molto comodo da raggiungere provenendo dall’aeroporto più vicino, Paris Orly. Sia all’andata sia al ritorno ho preso il bus Le bus direct, che collega il terminal Orly Ouest a Gare Montparnasse in 20 minuti, e quindi la linea metro 13 alla fermata Gaîeté, vicina 600 metri. Gaîeté-Varenne distano tre fermate, poco più di cinque minuti. Con questa scelta di aeroporto, bus e metro, ho impiegato un’ora per il tragitto aeroporto-hotel e viceversa, raggiungendo il centro della città a un prezzo molto contenuto (13€ il bus + 1,90€ la metro).

Crêpe Josselin e sidro
Crêpe Josselin e sidro

PRIMO GIORNO – VENERDì
All’andata ho approfittato dell’arrivo a pranzo in zona Montparnasse per andare a La Crêperie de Josselin in rue de Montparnasse, di cui avevo letto recensioni molto positive. L’ambiente è casalingo, la clientela quasi completamente “locale”, il servizio rapido e preciso. Ho ordinato due crêpes scegliendo fra le “spécialités” (con pasta a doppia sfoglia), la Josselin (uovo, prosciutto, formaggio, champignons) e la Bretonne (salsiccia – intera! – formaggio e pomodoro fresco), pasteggiando con sidro. Tutto delizioso.

Tre giorni a Parigi con la pioggia. Il Musée d'Orsay
Il Musée d’Orsay

Arrivata in albergo e avuta la stanza sono subito uscita per visitare il Musée d’Orsay, per il quale avevo comprato – prima della partenza – il biglietto on line, combinato con l’Orangerie. Una scelta che ha permesso di risparmiare la fila (che era notevole!) ed entrare senza perdere tempo. Ho preso l’audioguida, ma mi sono meravigliata dell’assenza di un depliant che suggerisse un percorso di visita. Le indicazioni delle tracce da ascoltare sono infatti collocate in corrispondenza delle opere d’arte e di alcuni ambienti, ma la grandezza degli spazi e il numero dei visitatori presenti non sempre ha reso agevole la consultazione, né la decisione di quale percorso seguire durante la visita. Alle 17,30 la vigilanza ha cominciato a chiudere le varie gallerie, per agevolare l’uscita dei visitatori. Qui una galleria di immagini.

Una volta all’esterno ho deciso di premiarmi con un buon thé e mi sono recata in rue de Rivoli da Angelina, molto consigliata come pasticceria. Ho trovato un po’ di fila, ma nell’arco di 10 minuti sono entrata e mi sono accomodata nel salone. La scelta dei thé non era molto ampia, ho optato per un thé alla menta, e ho assaggiato il dolcetto Demoiselle Tatin, squisito. Mi sono riposata nel salone, che per quanto affollato era confortevole, e sono tornata in albergo.

Dolcetti sfiziosi da Angelina
Dolcetti sfiziosi da Angelina

A cena sono andata in un bistrot classico, Allard, in rue Saint-André des Arts, nel cuore di Saint-Germain-des-Prés, un luogo che lascia trapelare una storia antica, come i suoi piatti – familiari ma al tempo stesso elaborati – testimoniano. Il ristorante è stato acquisito da Alain Ducasse, che ha voluto proseguire la tradizione culinaria borgognona dei suoi fondatori. Gli antipasti e i piatti scelti hanno dato grande soddisfazione: come antipasto, pâté in crosta (composto da cinque tipi differenti di carne) e vellutata di pastinaca con gamberetti, come piatto principale animelle di vitello con tartufo nero, castagne e verdure invernali e bistecca di rombo al burro. Sono uscita veramente soddisfatta, il servizio è stato cortese e attento. Una passeggiata rinfrescante dopo cena mi ha riportata in albergo.

Jacques-Louis David, Il giuramento degli Orazi - dettaglio
Jacques-Louis David, Il giuramento degli Orazi – dettaglio

SECONDO GIORNO – SABATO
Il secondo giorno a Parigi con la pioggia l’ho trascorso al Musée du Louvre, dove sono entrata sempre saltando la coda grazie al biglietto acquistato on line. Ho pranzato velocemente in una delle caffetterie interne – Le Café Mollien – e sono uscita verso le 18,00. Non prima di aver scattato qualche foto, aver ammirato le opere “imperdibili” ed aver approfondito qualche storia affascinante.

Bisognosa di riposo, sono arrivata fino a Place de l’Opéra e mi sono ristorata con un thé gourmande al Café de la Paix: dopo tanta bellezza e tanta storia al Louvre, non mi sarei accontentata di un Café meno affascinante di questo! Dopo una sosta in albergo, sono uscita a cena, andando a La Closerie des Lilas, sul boulevard du Montparnasse. Luogo anch’esso carico di storia, ai suoi tavoli si sono incontrati personalità come Zola, Cézanne, Baudelaire, Apollinaire, ma anche Hemingway, Fitzgerald, Miller, Modigliani… Ho cenato al ristorante, sempre optando per un antipasto e un piatto principale: ostriche e piatto vegetariano per iniziare, seguiti da quenelle di luccio con gamberi con salsa “Nantua” e filetto di San Pietro in crema di prezzemolo, con verdure di stagione. Come dolce, un monte bianco scomposto. Anche questa cena mi ha lasciato molto soddisfatta.

Tre giorni a Parigi con la pioggia. Sainte Chapelle, la cappella superiore
Sainte Chapelle, la cappella superiore

TERZO GIORNO – DOMENICA
Durante il mio terzo giorno a Parigi, la pioggia ha finalmente lasciato il posto a una giornata tersa. Ho visitato la Sainte Chapelle, in cui sono entrata gratuitamente perché ho usufruito della domenica gratuita francese (la prima del mese), ammirando le vetrate alla luce del mattino (è consigliata la visita in questo momento della giornata).

Ho preso l’audioguida e non mi sono pentita: ha permesso una visita ricchissima di informazioni, con tracce dedicate a ciascuna vetrata. Sono 1113 le scene dell’Antico e del Nuovo Testamento rappresentate nelle 15 vetrate della Cappella, costruita fra il 1242 e il 1248 per custodire le reliquie della Passione di Gesù Cristo, e in particolare la Corona di Spine. La Cappella fu edificata per volere di Luigi IX (futuro San Luigi dei Francesi) per rappresentare la regalità di diritto divino, ed è articolata in due santuari, la cappella inferiore – che in origine era riservata al culto del personale del Palazzo dei Re di Francia – e la cappella superiore – di uso esclusivo del re e della personalità della sua cerchia, dove erano conservate le reliquie e dove si possono ammirare le vetrate. Esse raccontano la storia dell’umanità, dalla Genesi alla Resurrezione di Cristo, fino all’arrivo delle Sante reliquie a Parigi. Il rosone della facciata rappresenta l’Apocalisse. E’ stato impossibile non scattare alcune foto della cappella. Quindi mi sono recata al Musée Jacquemart-André, che mi ha meravigliato con la bellezza dei suoi ambienti e della sua collezione d’arte.

Tre giorni a Parigi con la pioggia. L'ingresso al Musée Jacquemart-André
L’ingresso al Musée Jacquemart-André

Ho appreso la storia dell’edificio e della coppia che lo ha costruito e abbellito, Nélie Jacquemart ed Éduard André. Lui figlio di una ricca famiglia dell’alta borghesia e lei rinomata pittrice, consacrarono la propria unione alla comune passione per l’arte, dedicandosi alla creazione della propria collezione. Grazie a numerosi viaggi in Italia e in Oriente, compiuti tra il 1882 e il 1902, i Jacquemart-André acquistarono gli oggetti e le opere che abbelliscono l’hôtel particulier di Boulevard Haussmann. Dopo la morte di Éduard, avvenuta nel 1893, Nélie proseguì l’opera di arricchimento della collezione, compiendo da sola un viaggio che la portò in India, Cina e Giappone. Alla sua morte, nel 1912, cedette l’hôtel particulier all’Institut de France, e consapevole del valore e dell’originalità della collezione vincolò la donazione alla sua apertura al pubblico. Ho interrotto la visita per pranzare nel Salon de thé del Museo, che ha meritato la sosta per la bellezza dell’ambiente e dell’arredo. Era possibile scegliere il brunch (viene servito solo la domenica fino alle 14,30), ma ho preferito una squisita quiche con insalata. Per avere un’idea della meraviglia degli ambienti, ecco una galleria di immagini.

Musée de l'Orangerie, Claude Monet, Nymphéas - dettaglio di una delle otto tele che compongono l'opera
Musée de l’Orangerie, Claude Monet, Nymphéas – dettaglio di una delle otto tele che compongono l’opera

Ho concluso il mio tour a Parigi con la pioggia con la visita dell’Orangerie. Lungo il tragitto a piedi sono passata accanto all’Eliseo e al Grand Palais, e ho passeggiato lungo Avenue des Champs-Élysées, pedonalizzata nei pressi dell’Arco di Trionfo. Arrivata al Museo sono riuscita ad evitare la fila mostrando all’addetto all’ingresso il biglietto unico acquistato in occasione della visita al Musée d’Orsay, altrimenti avrei dovuto mettermi in coda in quanto domenica di ingresso gratuito. Ho ammirato le due sale ellittiche al piano terreno dedicate alle Nymphéas di Claude Monet e ne ho appreso la storia carica di significato e bellezza. Le tele qui esposte – che si estendono per una superficie di cento metri lineari – rappresentano l’apice della pittura delle ninfee che Monet aveva intrapreso una trentina d’anni prima, ispirandosi al giardino d’acqua che aveva creato nella sua proprietà a Giverny. Furono da lui donate alla Francia all’indomani dell’armistizio del 1918 come simbolo di pace. La loro installazione in questo luogo avvenne nel 1927, pochi mesi dopo la morte di Monet, e suggeriscono “l’illusion d’un tout sans fin, d’une onde sans horizon et sans rivage”, secondo la definizione dello stesso pittore. L’installazione fu lungamente meditata da Monet, che niente lasciò al caso, riflettendo sulla luce zenitale proveniente dal soffitto che fa vibrare in toni diversi le superfici dipinte. La stessa disposizione allineata delle due sale ellittiche ricorda il simbolo dell’infinito e ne conferma la suggestione.

(Consiglio di leggere il brano che Alessandro Baricco nel libro “City” dedica alle Nymphéas e in particolare all’installazione presso l’Orangerie: offre un’interessante chiave di interpretazione di questo capolavoro e più in generale del ciclo pittorico a cui per trent’anni il pittore dedicò la propria vita). Dopo aver ammirato le Nymphéas, sono scesa al livello inferiore del Museo, dov’è allestita la collezione Jean Walter e Paul Guillaume, che espone – fra le altre – opere di Renoir, Cézanne, Modigliani, Matisse, Picasso, Derain e Soutine. La visita è stata difficile, non tanto a causa della grande presenza di visitatori, accorsi in occasione della domenica gratuita, ma soprattutto per la temperatura degli ambienti, davvero troppo elevata. Ho scattato qualche foto, che ho raccolto in questa selezione.

Una volta uscita, ho avuto il tempo di arrivare in hotel a riprendere i bagagli, quindi la metro 13 da Varenne fino a Gaîeté e Le bus direct da Gare Montparnasse fino all’aeroporto. Nonostante il traffico intenso, in un’ora ho raggiunto il terminal Ouest senza intoppo alcuno, anzi con gli occhi e il cuore pieni di bellezza dopo i miei tre giorni a Parigi, con – e anche grazie! – alla pioggia.

RECENSIONE DELL’HOTEL DE VARENNE
Oltre ad avere una posizione strategica rispetto alle mete del mio viaggio, l’albergo si è rivelato molto confortevole sia per sistemazione in camera, sia per i servizi offerti. Il wifi ha perfettamente funzionato ed ho molto apprezzato la possibilità della colazione in camera senza costi ulteriori. Ho inoltre usufruito del deposito bagagli gratuito presso la réception e apprezzato la gentilezza del personale nel rispondere a ogni richiesta.

I musei che ho visitato hanno corrisposto a una scelta molto limitata di luoghi da visitare. Ai musei di Parigi ho dedicato questo articolo, selezionando quelli a mio avviso da non perdere. In occasione del viaggio, consiglio inoltre la lettura di un libro in particolare. Ecco infine altre suggestioni, ovvero cose che avrei voluto vedere, senza riuscirci, e i miei consigli su dove mangiare a Parigi: i luoghi dove sono stata e che mi sono stati consigliati dai parigini.

Tre giorni a Parigi con la pioggia. La mappa dei luoghi:

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