Cattedrale di santo Stefano

Cosa vedere a Prato, città d’arte e del tessuto

Cattedrale di santo Stefano
Cosa vedere a Prato: cattedrale di santo Stefano

Prato è una città ricca di luoghi da visitare, storie da scoprire, prelibatezze locali da gustare. Vanta un patrimonio storico-artistico unico, a partire dalla cattedrale di santo Stefano che custodisce la reliquia più importante della città, la sacra cintola che la Vergine donò a San Tommaso al momento della sua Assunzione. Oltre alla Cappella della Sacra Cintola la cattedrale conserva un patrimonio pittorico e scultoreo unico, tale da meritare una visita approfondita. La chiesa sorge sulle fondamenta dell’antica Pieve di Santo Stefano, fondata nel V secolo e ristrutturata più volte fino al ‘400. La sua facciata presenta nel portale una Madonna col Bambino tra i santi Stefano e Lorenzo di Andrea della Robbia, mentre in angolo si incastona il pulpito che Donatello e Michelozzo realizzarono fra 1430 e 1438 per permettere l’ostensione della sacra cintola ai fedeli raccolti nella piazza (i rilievi originali sono conservati nel Museo dell’Opera del Duomo).

Cappella Maggiore, Filippo Lippi, Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista – Martirio ed esequie di Santo Stefano

All’interno, si ammira uno splendido pulpito di Antonio del Rossellino e Mino da Fiesole, risalente al 1469-1473, e le cappelle delle absidi interamente affrescate. La cappella dell’Assunta fu dipinta nel 1433-1434 da Paolo Uccello con Storie della Vergine e di Santo Stefano: il lavoro rimase incompiuto e fu terminato da Andrea di Giusto. La cappella maggiore è la più celebre, e mostra uno dei cicli affrescati più importanti del Rinascimento, dedicato alle Storie di Santo Stefano (titolare della chiesa) e di San Giovanni Battista (protettore di Firenze e legato alla funzione battesimale) e realizzato tra 1452 e 1465 da Filippo Lippi. Si tratta di un’opera dal valore inestimabile, il cui programma iconografico fu ideato dall’allora proposto della pieve, l’umanista Gemignano Inghirami, che inizialmente aveva pensato di affidare il lavoro al Beato Angelico, impegnato però a Roma su incarico di Papa Niccolò V.

Cappella Maggiore, Filippo Lippi, Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista – Martirio del Battista. La danza di Salomé, che ha le sembianze di Lucrezia Buti

Venne allora scelto il Lippi, che portò avanti l’opera per tredici anni: per il frate carmelitano furono anni complicati, durante i quali venne anche nominato cappellano del vicino convento agostiniano di Santa Margherita e qui conobbe la monaca Lucrezia Buti, di cui si innamorò perdutamente. I due andarono a vivere insieme, Lucrezia diventò la modella prediletta di Filippo e nel 1457 nacque Filippino, che seguirà il padre nel mestiere di pittore (di Filippino è la magnifica Adorazione dei Magi che ho recentemente ammirato alle Gallerie degli Uffizi, esposta sull’altare cui era destinata la Pala incompiuta di Leonardo da Vinci).

Il ciclo pittorico fu realizzato con una tecnica mista, che univa all’affresco un ulteriore passaggio a secco, per aggiungere dettagli in un secondo momento, ed era impreziosito da applicazioni – oggi perdute – in cera dorata, per ornare diademi, ricami delle vesti, aureole. Le scene rappresentate si distinguono per le imponenti costruzioni spaziali e le suggestive architetture, all’interno delle quali si dipanano i momenti salienti della vita dei due santi.

I personaggi immortalati sono caratterizzati da un’intensa carica emotiva, ed esprimono in modo realistico la propria psicologia e il proprio stato d’animo.

Museo dell’Opera del Duomo, Donatello e Michelozzo, Parapetto del pulpito

Accanto alla Cattedrale si trova il Museo dell’Opera del Duomo, che ospita opere provenienti dalle chiese della diocesi e i rilievi originali del pulpito di Donatello. Il percorso espositivo parte dalle Volte, ovvero l’ambiente trecentesco collocato sotto il transetto della Cattedrale e caratterizzato da una copertura a volte a crociera, utilizzato fino al ‘700 come luogo di sepoltura di importanti famiglie pratesi. Lungo il tragitto si ammira la Cappella della Compagnia di Santo Stefano, confraternita laicale nata dopo la peste del 1348 dedita all’assistenza e alle opere di carità, e il chiostro romanico, risalente alla seconda metà del XII secolo, di cui rimane un solo lato con undici arcatelle.

Nella sala del pulpito si ammirano i rilievi donatelliani del parapetto del pulpito esterno della cattedrale, ornato da una danza di angeli scolpiti in stiacciato, e il capitello bronzeo che in origine sosteneva la struttura. Nella sala del Quattrocento si trova la pala di Filippo Lippi con le Esequie di San Girolamo, commissionata da Geminiano Inghirami per la Cattedrale e un Crocifisso di Botticelli. Vi sono poi opere di oreficeria legate al culto della Cintola, paramenti sacri, codici miniati e infine sculture e dipinti del Due e Trecento.

Castello dell'imperatore
Castello dell’imperatore

Al termine di questa intensa e ricca visita consiglio una passeggiata nel centro cittadino, ammirando il Castello dell’Imperatore – appartenente al novero dei castelli costruiti da Federico II di Svevia (ad essi è dedicata una sezione del bel museo “Federico II Stupor Mundi” di Jesi) – e la basilica di Santa Maria delle Carceri, realizzata da Giuliano da Sangallo con pianta a croce greca, su ispirazione della Cappella Pazzi del Brunelleschi a Firenze.

Decorata all’interno da un fregio a festoni della bottega di Andrea della Robbia, autore anche dei quattro tondi con gli evangelisti nei pennacchi della cupola, è un mirabile esempio di architettura rinascimentale, sintesi dell’influenza brunelleschiana e della riflessione teorica di Leon Battista Alberti.

Santa Maria delle Carceri
Santa Maria delle Carceri

Consiglio inoltre una passeggiata lungo il camminamento del Cassero medievale, ovvero il corridoio che collega il Castello dell’Imperatore con le mura cittadine, risalente alla metà del Trecento e costruito dai fiorentini in seguito all’assoggettamento di Prato. E’ un camminamento rialzato rispetto alla strada, con una copertura a botte, e permette di ammirare il panorama da un punto di vista diverso. Il tratto percorribile si snoda tra via Pomeria e il viale Piave.

Per chi ama l’arte moderna e contemporanea ritengo imprescindibile la visita del Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci, che ha riaperto nell’ottobre 2016 dopo l’ampliamento progettato da Maurice Nio, che ha aggiunto una nuova ala, dall’avvenieristica forma a navicella spaziale, all’originaria struttura di Italo Gamberini. Oltre alla raccolta permanente, il Centro organizza periodicamente interessanti esposizioni temporanee, per le quali consiglio di consultare l’aggiornato sito internet.

Fra le istituzioni museali cittadine, merita una visita anche il Museo del Tessuto, dedicato alla storia e allo sviluppo della tessitura dalla preistoria fino ai nostri giorni, attività fortemente identitaria per la città di Prato e per la sua storia.

Biscottificio Antonio Mattei
Biscottificio Antonio Mattei

Dove mangiare: sono tantissimi i luoghi dove poter provare le prelibatezze locali. Per assaggiare la Mortadella di Prato, un salume molto saporito e profumato preparato con carni speziate con coriandolo, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, e infine aromatizzato all’alchermes, consiglio la bottega Marcellino Pane e vino, che prepara ottimi panini. Un’altra delizia da non perdere è la Pesca di Prato, un dolce composto da due sfere di pasta brioche, unite da un ripieno di crema pasticcera all’alchermes e vaniglia. Se ne possono trovare alla Pasticceria Mondo Nuovo, celebre per le sue squisitezze dolci. Per comprare i famosi Cantucci di Prato l’indirizzo da segnarsi è il biscottificio Mattei, la cui bottega si trova in via Ricasoli 20: una sosta al negozio fa parte della visita alla città.

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