Oratorio di san Silvestro. Costantino porge a Silvestro I la tiara e l'ombrellino, e conduce un cavallo bianco

La donazione di Costantino e l’oratorio di San Silvestro ai Santi Quattro Coronati a Roma

I Santi Quattro Coronati a Roma: Costantino porge a Silvestro I la tiara e l’ombrellino, e conduce un cavallo bianco

Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote
che da te prese il primo ricco patre!

Queste sono le parole che Dante pronuncia nel XIX canto dell’Inferno quando incontra – nella bolgia dei simoniaci – papa Niccolò III: il pellegrino si riferisce alla donazione (“dote“) che Costantino, in seguito alla sua conversione, fece al “primo ricco patre“, ovvero a papa Silvestro I. Tale  donazione (“Constitutum Costantini“) – un documento di cui nel XV secolo l’umanista Lorenzo Valla dimostrò la falsità – riguardava il possesso di Roma e giustificò per secoli il potere temporale della chiesa. Il riferimento a questo episodio nell’invettiva rivolta a Nccolò III rientra in un più ampio discorso (che Dante aveva già sviluppato nel “Monarchia“) a proposito della corruzione del potere papale (“di quanto mal fu matre“), e del suo attaccamento alle questioni secolari: una delle conseguenze di tale attaccamento fu il peccato di simonia di cui si macchiarono molti pontefici.

Costantino conduce a piedi Silvestro I a cavallo a Roma

La vicenda che riguardò questo atto è narrata negli “Actus Silvestri“, un documento – risalente a un periodo compreso tra la fine del IV e la metà del V secolo – che racconta la vita di Silvestro I, le sue opere e riforme, il battesimo di Costantino, una discussione tra il papa e dodici rabbini. Nell’oratorio di San Silvestro della Basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma si trova la trasposizione per immagini della storia: costruito nel 1246, l’oratorio venne decorato da maestranze bizantine e ospita undici scene che narrano la vita dell’imperatore. Gli Actus narrano che Costantino si ammalò di lebbra e i sacerdoti pagani gli suggerirono di curarsi bagnandosi nel sangue di tremila bambini: il pianto delle madri impressionò a tal punto l’imperatore, che decise di rinunciare alla cura.

I santi Pietro e Paolo appaiono a Costantino ammalato di lebbra

La prima scena, realizzata sulla parete d’ingresso, mostra Costantino colpito dalla lebbra di fronte a un gruppo di madri e bambini. La seconda scena mostra Costantino a letto, quando in sogno gli apparvero Pietro e Paolo: i santi, raccontano gli Actus, invitarono l’imperatore al battesimo, richiamando Silvestro dal monte Soratte, dove il papa aveva trovato rifugio alle persecuzioni contro i cristiani. Nel terzo riquadro si mostrano tre messi imperiali in viaggio e a seguire la loro ascesa sul Soratte, dove incontrano Silvestro. La quinta scena si svolge a Roma: il papa mostra a Costantino, ancora lebbroso, le effigi di Pietro e Paolo. Segue il battesimo, con l’imperatore – finalmente guarito – immerso in una piscina: questo momento è una voluta alterazione della narrazione storica, perché in realtà l’imperatore venne battezzato da un vescovo ariano, Eusebio di Cesarea.

Silvestro I battezza Costantino

Nelle scene successive si mostra  Silvestro, in trono, mentre riceve dall’imperatore la tiara pontificia e il sinichio, un ombrellino rituale. Al contempo, Costantino porta in dono un cavallo bianco. A seguire il papa, con la tiara e l’ombrellino, è seduto sul cavallo, scortato dall’imperatore a piedi che lo riconduce a Roma, dopo l’isolamento sul monte Soratte: un episodio che simboleggia la continuità del passaggio del potere temporale dall’impero al papato. Tutti questi eventi sono emblematici di quella alleanza e cessione di potere tra impero romano e chiesa che ratifica la tradizione storica dopo il lascito di Pietro e Paolo e sancisce la correttezza dell’esercizio del potere temporale da parte della chiesa.

La regina Elena trova la Vera Croce di Cristo

Sulla parete di fronte si ammirano altri due episodi degli “Actus Silvestri“, ovvero Silvestro impegnato in una disputa contro dodici rabbini, per decidere quale fosse la vera religione: un toro, al cui orecchio un rabbino soffiò il nome di YHWH, morì all’istante, mentre Silvestro, pronunciando il nome di Cristo, lo fece risuscitare. Si vede il toro morto di fronte a un gruppo di sacerdoti e la bestia risuscitata davanti a Silvestro. A seguito di questo episodio gli Actus narrano della conversione di Elena, madre di Costantino, al cristianesimo. Segue una scena con il ritrovamento della croce di Cristo da parte di Elena, momento narrato nella “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine e rappresentato – tra gli altri – da Piero della Francesca negli affreschi di San Francesco ad Arezzo, da Agnolo Gaddi nella chiesa di Santa Croce a Firenze, da Cenni di Francesco nella cappella della Croce di Giorno a Volterra.

L’apocrifo della donazione di Costantino è custodito negli archivi vaticani, e sebbene sia dimostrata la sua falsità, nota già nei secoli precedenti ma documentata filologicamente dal Valla nel 1440, è d’incontestabile importanza per la storia dei rapporti fra l’impero e la chiesa nell’alto Medioevo (come afferma Federico Chabot nelle sue “Lezioni di metodo storico“), in quanto testimonianza delle aspirazioni, gli intendimenti politici e il potere del papato, che avocava la piena parità con il potere politico.

Abside della Basilica

La visita dell’oratorio è anche l’occasione per ammirare la basilica dei Santi Quattro Coronati, che – edificata su una residenza di età tardoantica – presenta una struttura fortificata risalente al IX secolo. Distrutta da un incendio durante il sacco dei Normanni del 1084, fu riedificata da papa Pasquale II che ne rimaneggiò l’impianto, e fu nuovamente consacrata nel 1110. Venne quindi affidata ai benedettini, che provvidero alla costruzione del monastero, del chiostro e della cappella di San Silvestro. Dal 1560 il complesso è custodito dalle monache agostiniane, che tuttora vi abitano in clausura. Segnalo che nella chiesa un altare a sinistra conserva, entro un reliquiario, la testa di San Sebastiano, il cui corpo riposa nelle catacombe omonime.

Merita una visita il chiostro, che sulle pareti ha murate numerose iscrizioni romane e paleocristiane nonché frammenti architettonici ed elementi decorativi: sul suo lato orientale si apre la cappella di Santa Barbara, con la volta a crociera sostenuta da mensole riccamente adornate. Le pareti e la volta erano coperte da affreschi oggi quasi del tutto svaniti. E’ infine consentita la visita (guidata e su appuntamento) anche alla Stanza del Calendario, che riporta in affresco un calendario liturgico della metà del XIII secolo ed è una testimonianza rilevante dell’arte gotica a Roma.

Altre immagini dell’Oratorio e della Basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma:

Mappa della Basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma:

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