Il panorama di Sutri da Villa Savorelli

La città di Sutri, costruita con il tufo rosso lungo la via Francigena

Il panorama di Sutri da Villa Savorelli
Il panorama di Sutri da Villa Savorelli

Arrivare nella città di Sutri significa ammirare un borgo interamente costruito in tufo, la pietra locale dal caratteristico colore rossastro lavorata secondo una tradizione giunta ai nostri giorni. Sin dalla sua fondazione, la cittadina è stata al centro di una tale densità di avvenimenti storici, talvolta intrecciati con la leggenda e con il mito, da stupire il suo visitatore: la felice posizione del suo borgo ne ha segnato le vicissitudini nel corso dei secoli e ha lasciato testimonianze che invitano all’approfondimento e alla sosta.

La necropoli di Sutri
La necropoli

Sutri vanta antichissime origini: la sua fondazione è fatta risalire alla tarda età del bronzo (X secolo a.C.), quale centro agricolo – collocato in mezzo a campagne intensamente coltivate – influenzato sia dai Falisci sia dagli Etruschi. A questo periodo risalgono le necropoli che oggi si ammirano, scavate nel tufo e rimaste in uso anche nel corso della successiva dominazione di Roma. Dal V secolo la cittadina entrò nella sfera d’influenza romana, grazie alla sua posizione strategica per il controllo sia delle regioni falische sia di quelle etrusche, definita da Tito Livio “Porta dell’Etruria”. Minacciata dagli etruschi di Tarquinia, che miravano a riprenderne il controllo, nel 389 a.C. venne fulmineamente riconquista da Marco Furio Camillo, che ne riprese il controllo in una sola notte: da qui il proverbio “Sutrium ire”, che indica un’azione fatta rapidamente.

L'anfiteatro romano di Sutri, vista dall'alto
L’anfiteatro romano

La città, già florido centro agricolo, divenne uno dei più importanti centri dell’Etruria meridionale in virtù della sua ubicazione lungo la via Cassia, luogo di commercio e scambi. A questo periodo risale la costruzione dell’anfiteatro, scavato in una collina – come quello di Ocriculum, in Umbria (cui ho dedicato questo articolo): risalente alla fine del I secolo a.C., in piena epoca augustea, ha pianta ellittica, era diviso in tre ordini di gradinate e poteva ospitare fino a 5000 spettatori. La struttura, che per la sua conformazione era praticamente invisibile dall’esterno, rimase completamente sconosciuta e interrata per secoli, venendo usata come pascolo fino all’inizio del XIX secolo: allora venne riscoperto dalla famiglia Savorelli (proprietaria del colle) e iniziarono i lavori di recupero e restauro.

Il mitreo di Sutri, interno
Il mitreo

Alla fine del I secolo d.C. insieme al cristianesimo si diffuse anche il mitraismo, una religione importata dall’oriente dedicata al culto del dio Mitra i cui riti si svolgevano, in forma segreta ed iniziatica, nei mitrei, santuari in genere ricavati in ambienti sotterranei. A Sutri si conserva uno splendido mitreo, scavato nel cuore della collina tufacea che già accoglieva la necropoli: a tre navate divise da pilastri, la navata centrale coperta da una volta a botte e le navate laterali con copertura piana, venne trasformato in chiesa cristiana a seguito all’avvento del cristianesimo.

Affreschi nel vestibolo del Mitreo
Affreschi nel vestibolo del Mitreo

Inizialmente intitolata all’Arcangelo Michele, la chiesa nel 700 fu dedicata al culto della Madonna col Bambino, come dimostra l’affresco sopra l’altare, e intitolata alla Madonna del Parto. Nel vestibolo si ammirano affreschi successivi, risalenti al XIV secolo, che raffigurano la leggenda della fondazione del santuario di San Michele sul monte Gargano e una processione di pellegrini: questi sono vestiti secondo la moda medievale, con un cappello a tesa larga, un mantello, la scarsella (bisaccia) e il bordone (bastone), come quelli che – provenienti da tutta Europa – transitavano sulla vicina Francigena diretti verso Roma.

Pellegrini raffigurati nel Mitreo di Sutri
Pellegrini raffigurati nel Mitreo

Il ricordo dei pellegrinaggi è testimoniato dalla Porta Franceta, che sin dall’epoca romana costituiva il principale accesso al colle di Sutri e che deve il suo nome ai pellegrini romei, chiamati “Franchi”.

La Francigena fu percorsa anche dall’imperatore Carlo Magno, che si recò a Roma in più occasioni, tra cui quella della sua incoronazione a imperatore nel Natale dell’800: secondo la tradizione trascorse a Sutri qualche tempo perché colto da un malore sulla strada del ritorno.

Porta Franceta a Sutri
Porta Franceta

La memoria di questa sosta è tramandata da un piccolo castello che si trova nel parco di Villa Savorelli, conosciuto come Castello di Carlo Magno. Oltre che al nome del carolingio la città di Sutri è legata anche al paladino Orlando, che secondo la Chanson de geste “Berta e Milone” nacque a Sutri: il testo, risalente alla prima metà del XIV secolo, narra l’esilio della sorella di Carlo Magno, Berta, dopo la sua unione con Milone e la nascita a Sutri di Orlando. Orlando, venuto alla luce in una grotta che ancora porta il suo nome, venne poi nominato Paladino dallo zio imperatore e le sue gesta furono cantate nei cantari cavallereschi dei ciclo carolingio. (Della sua presenza vi è traccia anche a Roma, come testimonia la via “della spada di Orlando”: su una colonna in marmo si nota una profonda cicatrice, che la tradizione vuole originata da un fendente della Durlindana. Ho raccontato la storia in questo post sulla mia pagina Facebook).  Vi è infine la memoria di un altro pellegrino illustre, Francesco Petrarca, che soggiornò a Sutri diretto a Roma e in una lettera al cardinale Colonna la definì “sede diletta a Cerere, e antica colonia, come dicono, di Saturno”.

Lapide posta nel palazzo comunale. In alto lo stemma di Sutri, con Saturno a cavallo e tre spighe di grano in mano
Lapide posta nel palazzo comunale. In alto lo stemma di Sutri, con Saturno a cavallo e tre spighe di grano in mano

Il poeta nella lettera fa riferimento al mito secondo il quale la città fu fondata dal dio Saturno, rappresentato a cavallo con tre spighe di grano in mano nello stemma comunale: “non lungi dalle mura mostrano il campo che narrano fosse il primo in Italia a ricevere la sementa del grano, e mietuto dal re straniero, che con tal beneficio mansuefatti e accattivatisi gli animi di quei primi abitatori regnò su loro tranquillo fin che visse, e venuto dopo morte in voce di Dio, dalla gratitudine degli uomini qual vecchio nume con in mano la falce fu venerato”.

Abitazioni in tufo e la Porta Franceta a Sutri
Abitazioni in tufo e la Porta Franceta

In seguito alla caduta dell’impero romano Sutri mantenne il suo ruolo di controllo della via Cassia, punto di transito e ultima tappa prima di Roma, e passò sotto il controllo della Chiesa divenendo sede di una cattedra vescovile: al 456 d.C. risale la prima testimonianza di un vescovo, Eusebius, partecipante al sinodo romano che si svolse quell’anno. La cittadina fu al centro di numerose diatribe tra la Chiesa, gli eserciti bizantini e gli invasori Longobardi, fino a quando il re longobardo Liutprando  nel 728 compì la celebre Donazione di Sutri, donando a papa Gregorio II il “castello di Sutri” e i territori conquistati, primo nucleo del futuro Stato della Chiesa.

La piazza del Comune a Sutri
La piazza del Comune

Nel 1046 la città, che beneficiava della felice posizione – distante ma non troppo – rispetto a Roma, ospitò il concilio indetto dall’imperatore Enrico III, durante il quale venne eletto al soglio pontificio Clemente II. Accolse incontri e ospiti prestigiosi anche nei secoli successivi: nel 1111 qui si celebrò il concilio con papa Pasquale II e l’imperatore Enrico V per mettere fine alle lotte per le investiture, nel 1244 fu scelta come rifugio da papa Innocenzo IV in lotta con l’imperatore Federico II, da lui scomunicato.

Cattedrale di Santa Maria Assunta, interno
Cattedrale di Santa Maria Assunta

Al periodo medievale risale la Cattedrale di Santa Maria Assunta, consacrata nel 1207 da papa Innocenzo III: l’edificio romanico venne costruito su di un precedente edificio carolingio, forse a sua volta edificato sul sito di un’antica basilica romana. L’impianto che oggi si ammira risale al ‘700, quando fu decisa un’ampia opera di restauro che, di fatto, trasformò completamente l’architettura romanica nell’aspetto barocco che oggi si ammira. Il rifacimento preservò la cripta, il campanile in tufo e lo splendido pavimento cosmatesco che si trova lungo tutta la navata centrale. Nella cripta si possono osservare colonne di reimpiego di origine romana, oltre a capitelli bizantini, longobardi e romanici.

La cripta della cattedrale di Sutri
La cripta della cattedrale

Lungo le pareti si aprono nicchie semicircolari, forse destinate alla conservazione delle reliquie, mentre la copertura è a volte a crociera in tufo: tutte le superfici erano ornate di affreschi, oggi scomparsi. All’interno della chiesa si trova la tavola del Cristo benedicente donata dal Innocenzo III in occasione della consacrazione. L’icona risale al XII-XIII secolo e rappresenta il Cristo nella posa del pantocratore bizantino: per alcuni aspetti è ritenuta la copia dell’Acheropita del Salvatore conservata nel Sancta Sanctorum del Laterano a Roma.

La tavola del Cristo Benedicente nella Cattedrale di Sutri
La tavola del Cristo Benedicente

Nei secoli XIII e XIV le sorti della città di Sutri furono legate agli scontri fra guelfi e ghibellini, che culminarono nell’incendio del 1433 del Borgo, la parte bassa della città sorta lungo la via Cassia, a valle rispetto all’attuale abitato: quel che rimase del centro venne quasi completamente distrutto nel 1527 dal passaggio dei Lanzichenecchi di Carlo V e quindi sepolto da un’alluvione che a metà del ‘600 portò via tutto. Il declino delle attività commerciali fu decretato anche dallo spostamento dei traffici lungo la via Cimina, voluto dai Farnese alla metà del XV secolo, che causò l’abbandono dei commerci lungo l’antica Cassia, mentre nel 1435 la sede arcivescovile di Sutri venne unificata con quella di Nepi, a ulteriore testimonianza della situazione di declino.

Villa Savorelli e il suo giardino a Sutri
Villa Savorelli e il suo giardino

All’esterno del centro abitato, sul colle di San Giovanni che faceva parte del Borgo oggi scomparso, si trova Villa Savorelli, edificata dalla famiglia Muti Papazzurri agli inizi del XVIII secolo insieme alla chiesa annessa, al giardino e al parco. La chiesa fu costruita sulle fondamenta di un edificio preesistente al tempo del Borgo medievale e presenta una facciata barocca affiancata da due campanili. Il giardino venne realizzato secondo i canoni del rinascimento italiano, con siepi di bosso, mentre il bosco vicino custodisce alcuni resti di architetture medievali.

La chiesa di Santa Maria del Monte e Sutri sullo sfondo
La chiesa di Santa Maria del Monte e Sutri sullo sfondo

Al limitare del colle si trovano i resti di quella rocca difensiva indicata come Castello di Carlo Magno. Alla fine del secolo tutta la proprietà venne ereditata dai marchesi Savorelli per passare poi alla famiglia Staderini.

 

Informazioni utili per la visita:

L’ingresso al Parco Regionale di Sutri
L’ingresso al Parco Regionale

Ai piedi della città di Sutri si trova il Parco Regionale, che comprende l’anfiteatro, il mitreo-chiesa della Madonna del Parto, le antiche necropoli, Villa Savorelli. Il parco è visitabile liberamente oppure con visita guidata. L’accesso all’anfiteatro è a pagamento, mentre la visita del Mitreo è possibile solo con visita guidata. Le visite si svolgono ogni ora, dalle 9 alle 17. Per ulteriori informazioni rimando al sito regionale dei Parchi del Lazio, www.parchilazio.it/sutri e alla pagina dedicata sul sito del Comune di Sutri, da cui è possibile scaricare anche una mappa del luogo (distribuita in forma cartacea presso la biglietteria e centro visite del Parco). E’ molto interessante anche il sito della via Francigena, www.viefrancigene.org/it/.

A pranzo mi sono fermata presso La locanda di Saturno, dove ho mangiato benissimo: ho molto apprezzato, tra i vari piatti, le fettuccine alla lepre e le tagliatelle integrali con ragù bianco di maiale e lavanda. Il servizio è stato attento e puntuale, l’accoglienza cortese e calorosa. Ho pranzato in una bella terrazza esterna, con vista sul verde circostante e le abitazioni del borgo in tufo, ma ho notato che anche all’interno c’erano belle sale arredate con gusto, ideali per un pranzo o cena invernali.

Altre immagini:

I piatti assaggiati alla Locanda di Saturno:

Mappa di Sutri:

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